lunedì 31 ottobre 2016

La festa dei morti in Sicilia- tradizioni e cultura


La Festa dei Morti in Sicilia


 […] le mamme vanno in punta di piedi a mettere dolci e giocattoli nelle piccole scarpe dei loro bimbi, e questi sognano lunghe file di fantasmi bianchi carichi di regali lucenti, e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone che il fidanzato ha mandato in dono per i morti […]
G. Verga – La Festa dei morti – Vagabondaggio (1887)

[…]Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio. […]I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?».  […]Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine.
(da Racconti quotidiani di Andrea Camilleri)


La “Festa dei Morti” ha origini antichissime risalenti al X secolo nel periodo, cioè, in cui la Chiesa inizia a cristianizzare alcuni riti pagani. La sua storia però inizia molto tempo prima: gli antichi romani erano infatti soliti celebrare i Parentalia, festività che si svolgevano dal 13 al 21 febbraio, mentre per il popolo celtico la celebrazione più importante del calendario era la Notte di Samhain, ovvero la notte dedicata a tutti i morti e a tutte le anime, che si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre.
In Sicilia tale ricorrenza è molto sentita e viene celebrata annualmente il 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Il rapporto con la morte nella tradizione siciliana ha risvolti ambivalenti: se da un lato le anime dei defunti vengono mandate via mediante riti e preghiere – per allontanare il pericolo di contatti con gli inferi, considerati dominio assoluto del male – dall’altro sono invocate per domandare protezione e soccorso.
La credenza popolare vuole che nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti si risvegliano e visitano le case dei loro cari in vita, come segno della loro presenza e del loro vegliare sulla famiglia, portando con sé dolciumi e regali di vario genere da donare, in particolar modo, ai bambini che sono stati buoni durante l’anno. Invece, per coloro che non sono stati tanto buoni, si suole nascondere le grattugie, perché i morti verranno a “grattugiare i loro piedi”.
La sera prima i bambini vanno a letto presto per non disturbare i defunti in viaggio, con la speranza d’essere ricordati da nonni e familiari trapassati e, così, la mattina seguente trovano i ricchi doni.
Durante la notte infatti i “morti”, dopo aver accuratamente nascosto i propri regali, riforniscono la casa di dolciumi e biscotti di ogni genere: dai Taralli (deliziose ciambelle rivestite di glassa zuccherata), alle Rame di Napoli (dolci dal morbido impasto al cacao ricoperti di cioccolato fondente), i Mustaccioli di vino cotto e i Tetù bianchi e marroni (biscotti spolverizzati di cacao o zucchero o anche glassa al limone), ai Crozzi ‘i mortu (letteralmente le ossa di morto, piccoli biscottini molto duri a base di farina, zucchero, chiodi di garofano, acqua e cannella), passando per i frutti di martorana, cioccolatini, frutta secca (‘U scacciu) e l’immancabile Pupaccena (pupi a cena), dolci antropomorfi fatti di zucchero –  ritraenti  personaggi della tradizione popolare siciliana, come i celebri paladini o le damine del Settecento, che andranno ad arricchire ‘U Cannistru, il cesto tradizionale.  Spesso, insieme ai dolciumi, ai bambini viene fatto dono di scarpe nuove, talvolta riempite, come buono auspicio per l’anno che verrà e che vanno a sostituire quelle vecchie. La mattina del 2 novembre, i bambini s’alzano già pronti per iniziare la caccia al tesoro in giro per la casa, dopo avere recitato la supplica:


Armi santi, armi santi,
Iu sugnu unu e vùatri síti tanti:
mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittitimìnni assai.

Anime sante, anime sante,
io sono uno e voi siete tanti:
mentre sono in questo mondo di guai
regali dei morti mettetemi in abbondanza.

Dopo aver scartato i regali, ci si reca al cimitero, un momento di raccoglimento e preghiera ma allo stesso tempo di gioia, in cui si rende omaggio a coloro che non ci sono più, ma che continuano a vivere nei cuori di chi li ricorda portando con sé fiori e lumini da sistemare sulle lapidi.
La festa dei morti diventa un modo di accostarsi alla morte certamente singolare,  indice di una sensibilità tutta siciliana che pur celebrando la morte non vuole demonizzarla agli occhi innocenti dei bambini:  si vuole rompere la soglia della paura col mondo dei morti, in modo tale da impartire una educazione finalizzata al rispetto dei propri defunti.
I bambini tuttoggi sentono questa festività in modo particolare, poiché ricevono ancora i regali (cosi di morti) e poi perché generalmente le scuole sono chiuse.
Oggi i doni portati dai “morti” vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali 'Fiere dei Morti', che si svolgono in molte parti della Sicilia, in particolar modo nelle aree di Palermo e di Catania, dove, ogni anno, vengono allestite bancarelle ricche di giocattoli e oggetti vari, in un tripudio di suoni, colori e profumi.


Fonti
www.blogsicilia.eu
it.wikipedia.org
www.palermoatavola.com
www.siciliabella.eu
www.siciliainfesta.com
www.sicilyland.it
www.tacus.it
ww.vivict.it



goo.gl/7Mt5rf

 booking@unaltrasicilia.com


 Un'Altra Sicilia. Un Altro Viaggio.

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